Quest’uomo sente il sapore dei suoni!

Si chiama James Wannerton ed è un uomo che assapora i suoni e le parole. E’ infatti affetto da una rara forma di sinestesia detta lessico-gustativa. In pratica i sensi del gusto e dell’udito non funzionano separatamente ma si mescolano nel cervello del sinesteta (sinestesia deriva dal greco e significa “percepire insieme”). E così Wannerton se ascolta la parola “parlare” sente il sapore di pancetta, “il rumore di matite che cadono” sanno di pane integrale, “aspettare”  corrisponde al gusto patatine Marmite, al nome “Jackie” associa la liquerizia e a sua madre il gelato.

Leggere il reportage su Wannerton è strabiliante, te lo consiglio!

Sinestesia
Sinestesia

In realtà forme di sinestesia meno evidenti di questa sono abbastanza diffuse (secondo alcuni studi circa il 4% della popolazione ne sarebbe affetto). Inoltre, non sorprendentemente, pare vi sia una correlazione molto stretta tra sinestesia, creatività e memoria: musicisti che “vedono le note” associandole ai colori (sinestesia suono-colore), pittori o artisti che associano segni grafici o lettere a colori (sinestesia grafema-colore), etc.

E così, si dice, la lista degli artisti/scienziati sinesteti sarebbe piuttosto guarnita: da Lady Gaga a Stevie Wonder, da Vladimir Nabokov a Duke Ellington, da Marilyn Monroe a Kandinsky…persino Leonardo da Vinci sarebbe stato un sinesteta.

Ed i degustatori? C’entra qualcosa il vino in tutto questo?

La degustazione del vino è un atto che coinvolge in modo complesso tutti i nostri sensi e, in modo più o meno inconsapevole, la mescolanza di questi viene riflessa nel lessico che utilizziamo per trasmettere l’esperienza (sin-)estetica che proviamo assaggiando un certo vino. Ed ecco che le note di degustazione utilizzano evocative figure retoriche di sinestesia parlando di “vini setosi”, “frutto croccante”, “colori caldi”, “sapori ruvidi”, “bouquet verde”, “vini puntuti”…

Un esempio?

Kras Sauvignon 2004, Josko Rencel
Oro antico, netto. La florealità è pungente e irrequieta: accanto a sentori di nocciola e castagna appare l’evocazione del mare, come un residuo accompagnato dal vento; appena il vino si scalda nel bicchiere, l’alcol trascina altre sensazioni più radicali e ne tradisce la rusticità. Ciò non gli impedisce di crescere, aprendosi a un’imprevedibile varietà d’impronta autunnale. In bocca si distingue grazie a una progressione altrettanto naive, della quale fanno parte toni di carruba e frutta secca, salvia e bosso, che lo rendono ancora più originale; l’alcol non brucia, emerge il segno del rovere, ma il liquido è imprevedibile, bizzarro, delizioso.

(Sangiorgi, “Porthos”, 33-34, 2009: 76)

Per concludere ascoltiamoci questa canzone di Fabrizio De André che, per restare in tema di sinestesia, ad un certo punto dice:

Quando mi chiese: “Conosci l’estate?”
io per un giorno per un momento, corsi a vedere il colore del vento

(Fabrizio De André, Il sogno di Maria)

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